Negli scorsi giorni ha creato dibattito un “dossier” del Centro Studi della Cna Sardegna e cioè la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa ha approfondito il tema dell’Intelligenza Artificiale e delle nuove tecnologie legate al mondo del lavoro in Sardegna.
Siamo andati ad approfondire questi interessanti dati e ricerche elaborate dalla CNA Sardegna, da una parte il dossier ci conferma che l’Intelligenza Artificiale e l’innovazione tecnologica trasformerà l’economia della Sardegna in positivo, creando nuove opportunità in tutti i settori, ma allo stesso tempo vuole mettere in guardia sul rischio che numerosi posti di lavoro nelle mansioni più tradizionali possano andare perduti.
Vediamo quindi di vedere quali dati porta questo dossier per poi darvi il nostro punto di vista e le nostre considerazioni in merito.
Come abbiamo evidenziato più volte anche qua su Sardegna Digital la nostra isola ha un mondo del lavoro e un mondo delle imprese molto tradizionale, fatto per lo più di piccole e medie aziende e che le stesse nel complesso tendono ad essere poco innovative e poco industrializzate, in cui la tecnologia e i nuovi strumenti digitali non sono adottati in tutti i processi produttivi o di vendita e spesso si ricorre a metodi obsoleti per poter competere con il mercato internazionale ma anche quello nazionale o locale isolano, specialmente se andiamo a vedere le basse competenze digitali.
La CNA Sardegna dal canto suo ha evidenziato infatti questo aspetto, il processo di innovazione tecnologica nei proceesi produttivi è difficile da fermare ed è oltremodo difficile stare al passo per poter competere con altre imprese che sono più avanzate da questo punto di vista, infatti nell’ipotesi di avere in Sardegna sempre più imprese innovative e che ricorrono alla tecnologia il saldo occupazionale netto, ovvero, i nuovi posti di lavoro meno i posti di lavoro a rischio, sarebbe nel complesso negativo, con una perdita globale di circa 59.253 posti di lavoro, il 10,3% dell’occupazione attuale.
Questo perchè? La risposta è scontata, più le imprese sono poco tecnologiche ed usano i metodi tradizionali più si troveranno svantaggiate nei confronti delle imprese, anche extranazionali, che invece sono innovative, è una reazione a catena che portando meno profitti genera poi licenziamenti e chiusure.
Ma bisogna considerare anche l’altro lato della medaglia, la CNA Sardegna ha analizzato i dati e le stime sull’aumento della produttività, tenendo conto del risultato atteso per gli occupati annui e l’implementazione delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale nei processi produttivi: nonostante una struttura economica poco “industriale” e incentrata su PA, turismo, artigianato e agricoltura, la nostra regione vedrebbe una crescita del valore aggiunto del +12,8%. Si tratta di un guadagno di ricchezza importante, pari a circa 5 miliardi di euro valutati a valori costanti 2023.
Ovviamente precisa sempre la CNA Sardegna questi valori e queste stime tengono conto di una condizione ottimale delle imprese, in cui si investe in maniera notevole sulle nuove tecnologie.
Vista la vocazione della Sardegna per le piccole imprese e dal punto di vista operativo molto “manuali” il primo risultato della ricerca sperimentale ci dice che in Sardegna circa 105.620 posti di lavoro, pari al 18,3% degli occupati, potrebbero essere a rischio per via dell’automazione; questo dato colloca la Sardegna al di sotto della media nazionale (19,4%), una peculiarità solo della Sardegna quindi, come rimarca la CNA, secondo queste stime il mercato del lavoro regionale sia “potenzialmente” meno impattato, specialmente nel confronto con le aree più economicamente sviluppate del Paese.
Secondo questi dati, nonostante le possibilità per la Sardegna siano migliori di altre Regioni il lavoro verrà comunque rubato e lascerà a casa molti lavoratori? Molto probabilmente si se non si investe in innovazione tecnologica e digitalizzazione, ma è proprio questo il punto, le nuove tecnologie portano maggiore produttività, è innegabile, consentono di ridurre tempi di produzione, il web e internet consentono una rapida espansione commerciale dei propri prodotti e dei propri servizi offerti prima solo in locale o in aree ristrette ma anche ottimizzare i processi di ricerca e sviluppo, tutte mansioni che richiedono molto tempo senza l’utilizzo di strumenti tecnologici adeguati.
“I settori più vulnerabili sono quelli caratterizzati da un’alta percentuale di mansioni manuali e ripetitive, che possono essere facilmente sostituite da macchine o da altri sistemi di automazione, come l’industria, l’agricoltura o la logistica. Di contro, i settori legati alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica saranno motori di crescita occupazionale, come ITC, professioni ad alto valore aggiunto e attività finanziarie e assicurative.“
Bisogna quindi saper sfruttare i nuovi strumenti innovativi e saperli sopratutto governare al meglio, per trarne vantaggio e ovviamente profitto, in più sempre grazie alle nuove tecnologie oltre a poter salvare molti posti di lavoro che potrebbero essere anche “delocalizzati”, ci sono tante mansioni e lavori che si creerebbero, di fatti la CNA ci parla anche di questo:
“L’impatto occupazionale dell’implementazione delle tecnologie di automazione e digitalizzazione dei processi si realizza a fronte di un aumento della produttività del lavoro; il guadagno di valore aggiunto si ottiene se l’aumento della produttività non è compensato dalla diminuzione delle ore lavorate (ossia degli occupati).”
Le stime elaborate dalla CNA indicano che 46.367 nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati nella nostra Regione grazie all’implementazione delle tecnologie di intelligenza artificiale (l’8% del totale attuale, da confrontare con l’8,5% medio nazionale). Il saldo occupazionale netto, quindi, sarebbe negativo, con una perdita complessiva di circa 59.253 posti di lavoro, il 10,3% del totale, contro il -11,0% stimato al livello nazionale.
I settori legati ad attività che fanno già parte della sfera tecnologica e digitale dal lato occupazionale non avrebbero in ogni caso problemi, per loro il beneficio maggiore sarebbe l’aumento della produttività, che si traduce in un incremento potenziale del valore aggiunto complessivo. Ad esempio, nel settore dei servizi di informazione e comunicazione la produttività potrebbe crescere del 41,1%, il valore più alto tra tutti i settori; nei servizi finanziari e assicurativi si stima un aumento “potenziale” del 31,9%, trainato dall’adozione di tecnologie avanzate che riducono i tempi operativi e migliorano l’efficienza; nella sanità e nell’istruzione, settore particolarmente importante per l’economia sarda, si stima una crescita della produttività del 27%, favorita dall’uso di strumenti digitali e della IA per supportare i processi amministrativi e decisionali.
Così come le imprese ad alto potenziale tecnologico potrebbero giovarne, anche i servizi pubblici e il settore turistico potrebbero essere risparmiati dato che c’è una forte interazione umana che è difficile da sostituire e in cui la piena digitalizzazione e l’implementazione di tecnologie di IA generativa o predittiva avrà meno impatto in termini occupazionali, non ultimo un esempio ci arriva dall’AOU di Cagliari, in cui il Metaverso si sposa bene con gli assistenti reali umani.
Nel settore pubblico, ad esempio, la Sardegna mostra un’elevata concentrazione di occupati nell’istruzione, sanità e servizi sociali (18,1% dell’occupazione contro il 14,8% a livello nazionale); questa dipendenza dai servizi pubblici, se da un lato garantisce una certa resilienza del mercato del lavoro rispetto all’automazione dei processi, dall’altro riduce il potenziale di crescita della produttività dovuta all’implementazione delle tecnologie di automazione e machine-learning.
Partendo dalle stime sull’aumento della produttività e tenendo conto del risultato ottenuto in termini di calo degli occupati annui, è possibile stimare l’impatto potenziale della piena implementazione delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale sul valore aggiunto regionale. Si trova che le regioni più sviluppate del Centro-Nord, come Lazio (+16,7%) e Lombardia (+13,9%), beneficerebbero maggiormente degli aumenti di produttività, poiché più coinvolte dall’automazione nelle attività industriali e nel terziario avanzato. La Sardegna vedrebbe, a parità di implementazione tecnologica, una crescita del valore aggiunto più moderata (+12,8%), inferiore alla media nazionale (+13,1%), ma superiore a quasi tutte le regioni del Mezzogiorno.
Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna:
“La chiave per governare questo processo, per certi versi inevitabile e irreversibile, cogliendo le opportunità e affrontando i rischi è quella di investire in maniera efficace in formazione e “ri-qualificazione” professionale, sviluppando politiche per l’inclusione dei lavoratori nei settori emergenti, il riposizionamento dei lavoratori esclusi e promuovendo una strategia di sviluppo che integri sostenibilità e innovazione tecnologica, welfare attivo e welfare passivo. Ma per raggiungere questi obiettivi è necessaria la giusta visione strategica per anticipare i tempi. Il rischio, in una fase di transizione come quella attuale, è che, ancora una volta, la Sardegna possa perdere il treno dell’innovazione e non cogliere l’opportunità di recuperare, almeno in parte, quel gravoso gap di competitività che storicamente separa l’Isola dalle regioni più dinamiche dell’Italia e dell’Europa”.
In conclusione
Se è vero che il rischio di perdere posti di lavoro è sempre più concreto è anche vero che bisogna saper sfruttare le occasioni in un mondo sempre più globalizzato e sempre più connesso e digitale, il mondo corre e la tecnologia lo segue spedito, ogni giorno c’è una novità in campo tecnologico e digitale che molti imprenditori purtroppo non solo non fanno in tempo a saper sfruttare al meglio ma hanno le capacità tecniche, materiali e umane e hanno basse competenze digitali. Viste le nuove sfide e la sempre più crescente concorrenza non è più concesso rimandare la digitalizzazione o gli investimenti in azienda per quando riguarda attrezzature o mezzi di produzione adeguati al giorno d’oggi, bisogna investire nella formazione digitale e anche negli strumenti adeguati oltre che capire le altre realtà che già nei loro contesti operano con Intelligenza Artificiale e Tecnologia.
Fonte: CNA Sardegna con dati ISTAT