Oggi si è concluso il Congresso internazionale di Astronautica in corso a Milano, al Congresso c’è stato spazio per parlare anche di Sardegna, di scienza, di astrofisica, astronomia, spazio e tecnologia, tutte discipline che sono il fulcro del Sardinia Radio Telescope di San Basilio, uno dei 10 radiotelescopi più grandi al mondo che ogni giorno studia lo Spazio profondo.
Abbiamo già parlato più volte del Radiotelescopio ospitato nel Sud della Sardegna, trovate qua il nostro articolo di approfondimento di qualche anno fa, e vi abbiamo già parlato anche di quanto sia importante per l’astronomia e per gli scienziati uno strumento così potente e in grado di arrivare così lontano.
Radiotelescopio e non Telescopio? Si perchè a differenza del Telescopio in cui ci si basa sulla vista e sulla osservazione diretta il Radiotelescopio invece consente di esaminare le onde radio presenti nello Spazio.
Una delle collaborazioni più importanti che l’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica, gli scienziati e ricercatori (tra cui molti sardi) stanno portando avanti è quella del progetto Breakthrough Listen e le osservazioni dedicate al programma SETI (Search for extraterrestrial intelligence), cioè uno studio di ricerca partito nel 2022 da quattro giovani studenti di Cagliari e Bologna per poter cercare segnali che provengono dallo Spazio e capire se si tratta di segnali artificiali creati da qualche forma di vita intelligente come l’essere umano.
Il team che nel 2022 ha analizzato questi dati è composto da Lorenzo Manunza, Monica Mulas, Luca Pizzuto e Alice Vendrame, quattro studenti delle università di Cagliari e di Bologna che nell’estate di due anni fa, sotto la supervisione degli esperti Inaf Andrea Melis e Maura Pilia e di alcuni colleghi americani, hanno condotto uno studio – il primo congiunto tra Inaf e Breakthrough Listen – intitolato “The First High Frequency Technosignature Search Survey with the Sardinia Radio Telescope”, sottomesso alla rivista Acta Astronautica.
La potenza del Radiotelescopio di San Basilio
Abbiamo già detto che il Sardinia Radio Telescope è uno dei 10 radiotelescopi più grandi del mondo, con i suoi 64 metri di diametro è uno tra i più performanti e tecnologicamente avanzati, nel nostro articolo di approfondimento abbiamo analizzato la strumentazione di bordo e le capacità che ha questo mostro di tecnologia e di scienza, la particolarità della tecnologia impiegata dal Radiotelescopio sardo è quella di ricevere un ampio spettro di frequenze radio, da 300 MHz a 116 GHz. Per chi mastica un pò di fisica e di elettronica sa bene che questa intervallo di ricerca è veramente molto ampio.
Nel dettaglio il SRT (Sardinia Radio Telescope) è stato in grado di osservare, settato su particolari frequenze – in banda C (6,5 GHz) e in banda K (18 GHz) – la regione centrale della nostra Via Lattea, in cui si concentra una grande quantità di stelle e relativi sistemi planetari, oltre a 72 stelle designate come “sorgenti di interesse” dalla missione Tess (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della Nasa. Questo cosa significa? Ovviamente il radiotelescopio come una grossa “antenna parabolica” va puntato in qualche direzione e per essere più fortunati si punta al ricco “bottino” che è la nostra Via Lattea nella cui direzione sono presenti tanti sistemi planetari come il nostro “Sistema Solare” e altrettante stelle che potrebbero forse ospitare la vita.
Il Radiotelescopio ha quindi la possibilità di scandagliare e studiare lo spazio profondo con più precisione rispetto ai suoi “colleghi” nel resto del mondo, lo rendono quindi ideale per ricercare se è presente qualche segnale di una qualche forma di vita intelligente che a distanza di anni luce è stata in grado di generale uguale frequenza o segnale tale da arrivare sino a noi.
Il progetto Breakthrough Listen viene portato avanti all’Università di Oxford, le ricercatrici e i ricercatori che lavorano al progetto hanno come obiettivo quello di effettuare una ricerca massiccia di stelle, pianeti, galassie grazie proprio alla tecnologia e agli strumenti messi a disposizione dai Radiotelescopi sparsi in tutto il mondo e che collaborano al progetto, più occhi puntati ci sono maggiore è la probabilità di trovare qualche segnale extraterrestre.
I ricercatori e gli scienziati sono ottimisti sulla possibilità di trovare qualche segnale extraterrestre.
Lorenzo Manunza, primo autore dell’articolo “The First High Frequency Technosignature Search Survey with the Sardinia Radio Telescope” commenta all’Ufficio Stampa INAF:
«Ci sono buone ragioni per pensare che un ingegnere extraterrestre possa conoscere e utilizzare la tecnologia radio, ma non possiamo fare ipotesi sulle frequenze a cui potrebbe farlo». «Ecco perché è fondamentale che copriamo quanti più canali radio possibile utilizzando una gamma quanto più variegata di strutture osservative».
La ricercatrice e astrofisica Maura Pilia, co-autrice dell’articolo nonché responsabile scientifica dei tirocinanti Seti presso SRT:
«La ricerca di intelligenza extraterrestre fornisce notevoli ritorni scientifici. Ma oltre ad aiutarci a rispondere alla profonda domanda: ‘Siamo soli?’, possiamo utilizzare gli stessi set di dati per fare scienza ausiliaria quasi gratuitamente. Ciò potrebbe includere ricerche di sorgenti radio transitorie come i lampi radio veloci, così come studi di esopianeti, che non sono stati sufficientemente esplorati a queste alte frequenze radio fino a oggi».
Andrea Melis, coordinatore SRT-SETI e coautore dello Studio, INAF Cagliari:
«Nonostante non siano stati rilevati segnali extraterrestri confermati nelle nuove osservazioni. Srt sta contribuendo a ridurre le incertezze sulla potenza che dovrebbero avere eventuali trasmettitori extraterrestri per poterci raggiungere nelle frequenze finora osservate. I risultati saranno un prezioso contributo alla letteratura scientifica».
Il project scientist responsabile delle relazioni internazionali di Breakthrough Listen Vishal Gajjar:
«Il Breakthrough Listen ha precedentemente pubblicato i risultati delle osservazioni di target Tess e del Centro galattico utilizzando altri telescopi. Le nuove osservazioni Srt sono complementari, coprono alcune delle frequenze precedentemente scansionate, ma si estendono anche a nuove parti dello spettro radio, attorno ai 18 GHz».
Karen Perez, ricercatrice che lavora con Breakthrough Listen presso la Columbia University:
«È emozionante vedere le ricerche di tecno-firme espandersi a nuove strutture ed è fantastico che i ricercatori all’inizio della loro carriera abbiano l’opportunità di lavorare sulle importanti sfide scientifiche e ingegneristiche per rendere queste ricerche una realtà»
La Sardegna negli scorsi giorni è stata al centro anche del Seti Italy Workshop 2024 che si è tenuto a Cagliari, un workshop che ha riunito oltre cento ricercatori da tutto il mondo, insieme ad INAF, Breakthrough Listen e Seti Institute.
Link Utili
Articolo tecnico e scientifico sullo studio e sulle osservazioni effettuate con il Sardinia Radio Telescope: “The First High Frequency Technosignature Search Survey with the Sardinia Radio Telescope”, di Lorenzo Manunza, Alice Vendrame, Luca Pizzuto, Monica Mulas, Karen I. Perez, Vishal Gajjar, Andrea Melis, Maura Pilia, Delphine Perrodin, Giambattista Aresu, Marta Burgay, Alessandro Cabras, Giuseppe Carboni, Silvia Casu, Tiziana Coiana, Alessandro Corongiu, Steve Croft, Elise Egron, Owen A. Johnson, Adelaide Ladu, Matt Lebofsky, Francesca Loi, David MacMahon, Emilio Molinari, Matteo Murgia, Alberto Pellizzoni, Tonino Pisanu, Antonio Poddighe, Erika Rea, Andrew Siemion, Paolo Soletta, Matteo Trudu e Valentina Vacca